giovedì 14 aprile 2011

Privatizzazione dell'acqua: pericoli e costi

Indipendentemente dai problemi degli acquedotti e dalla qualità dell'acqua potabile -che resta una delle più garantite in assoluto grazie alle analisi consortili e delle municipalizzate, sebbene qualche dubbio sussista –secondo una larga fetta dell'opinione pubblica l'acqua deve tornare ad essere "pubblica", mentre in Italia la tendenza è quella di affidare ai privati il servizio: In Francia, la privatizzazione iniziale abbia portato pessimi risultati e si stia cercando di tornare ad una gestione pubblica. Di seguito invece ecco la posizione del Forum Italiano dei movimenti per l'acqua che si batte per il ritorno e la conferma del Pubblico sul Privato.

In Italia manca una cultura diffusa dell'acqua, i fiumi e i torrenti sono inquinati nell'indifferenza di quasi tutti, le sorgenti non sono protette, l'acqua viene sprecata come se fosse un bene inesauribile. L'acqua è il petrolio di questo secolo, t'oggetto di desiderio delle multinazionali, dobbiamo difenderla In Italia esistono movimenti e testimonianze a favore dell'acqua pubblica come il: "Forum italiano dei movimenti per l'acqua".

Così Paolo Carsetti, il segretario del Forum italiano dei movimenti per l'acqua, una rete di associazioni, comitati territoriali, organizzazioni sindacali, sta insieme dal 2006, perché conduce una battaglia rispetto alla gestione pubblica dell' acqua e intende far riconoscere un diritto umano universale: "Abbiamo iniziato redigendo una legge di iniziativa popolare, a fine 2006 e raccogliendo più di 400 mila firme”.

Ora la legge è in discussione in Parlamento e visto il quadro parlamentare - istituzionale, non gode di grande sostegno da parte dei partiti presenti in Parlamento e giace in un cassetto. Abbiamo promosso la prima manifestazione per l'acqua pubblica in Italia, il primo dicembre 2007, a cui hanno partecipato più di 40 mila persone, ora stiamo conducendo campagne a livello nazionale tramite tutti i comitati territoriali, realtà associative e sociali, perché crediamo che questo sia l'unico modo per garantire un diritto e un servizio a tutta la popolazione.

In Italia il processo di privatizzazione del servizio idrico è iniziato da metà degli anni 90. 

Attraverso diversi provvedimenti legislativi si è andata affermando la gestione privata.

Questo ha comportato diverse conseguenze sui cittadini, in primis c'è stato un aumento costante negli anni delle tariffe perché, oltre ai costi di gestione, il soggetto privato deve prevedere all'interno della tariffa, così come dice la legge, un profitto che noi come cittadini e utenti paghiamo al gestore.
Rubinetto a rischio

"Sostanze tossiche 5 volte superiori al lecito". Un comitato scientifico incaricato dalla Commissione europea lancia l'allarme sulla qualità delle acque potabili italiane. Nelle tubazioni elementi tollerati dagli adulti, ma pericolosi per i bambini e i giovani nell'età dello sviluppo. Neonati e ragazzi corrono rischi nel bere acqua che viene dai rubinetti delle case italiane, contaminata –a quanto pare -da arsenico, boro e fluoruro che, in alcune Regioni, superano di cinque volte i livelli consentiti dal1e nonne europee. A dirlo è il comitato scientifico incaricato dalla Commissione Ue di dare un parere sulle acque potabili nel nostro Paese. E' stato il risultato di una analisi delle tubazioni lungo le quali scorrono livelli di sostanze tossiche che, se non sono immediatamente pericolose per gli adulti, pongono però dei rischi per i ragazzi in età dello sviluppo e soprattutto per i neonati. L'Italia, che per nove anni ha agito in regime di deroga rispetto alla direttiva Ue sulle acque, dovrebbe uniformarsi alle regole europee entro il 2012, come chiesto da Bruxelles. Ma qualche mese fa ha chiesto una proroga dei termini. La Commissione Ve dovrà decidere nelle prossime settimane se concederla o meno, e la sua decisione si baserà anche sul parere del comitato scientifico.

CONSUMO UMANO

Per quanto riguarda il consumo umano, questo rappresenta il 10% dell'impiego globale. Nei paesi industrializzati il consumo d'acqua per usi domestici raggiunge livelli decisamente elevati rispetto a quelli dei "paesi in via di sviluppo". Il consumo medio europeo è di circa 200-300 litri al giorno per persona. Negli Stati Uniti, la media è di circa 580 litri al giorno, mentre nei "paesi in via di sviluppo", come ad esempio il Mozambico, la media scende fino a 10 litri d'acqua. Bisogna tener presente però che se la media statunitense ed europea è sostanzialmente uniforme, le medie dei "paesi in via di sviluppo“ nascondono differenze molto elevate nella distribuzione dell'acqua, al punto che in molti casi si parla di "apartheid idrica".

CONSUMI DELL’INDUSTRIA

Se si guarda al consumo d'acqua nei processi industriali si scopre che, ad esempio, un paio di jeans che pesano 1 chilogrammo contengono 10.850 litri d'acqua e una t-shirt da 250 grammi ne contiene 2.720 litri. È stato condotto uno studio in teffi1ini di litri d'acqua utilizzati per produrre
beni industriali del valore di 1 dollaro. La media mondiale è all'incirca di 80 litri per dollaro, ma anche in questo caso si riscontrano drammatiche variazioni da nazione a nazione. Ad esempio in Vietnam per la produzione industriale del valore di 1 dollaro vengono usati 1.071 litri d'acqua, negli Usa 97 litri mentre in Giappone 11 litri. In ogni caso, se si tiene conto del trend mondiale, il consumo idrico nell 'industria negli ultimi 60 anni è stato segnato da un costante aumento. L'economia dei consumi si alimenta grazie alla produzione di beni e se consideriamo "l'acqua contenuta” in ciascun bene, cioè utilizzata per la sua produzione, abbiamo di fronte un’altra causa dell’imminente crisi idrica globale.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo è un sito molto interessante ed utile!!

Fruby ha detto...

Grazie!!! ;-)